martedì 2 agosto 2011

Recensione

“Sadalsuud”. Le ali di una stella


Lunedì 01 Agosto 2011 03:27
Laura Palladino

È sempre un momento prezioso quello in cui si possono conoscere degli scrittori, porgere loro delle domande. Prismanews ha avuto questa volta il piacere di incontare Viviana Berardini. Classe 1979, già vincitrice del concorso “Le ali dell’Amore 2009” con Sadalsuud (edito da DEMITO), che più che un romanzo definirei una fiaba pedagogica per adulti e teen agers.

Una storia a metà tra realtà e fantasia, laddove il compito di testimoniare la realtà insoddisfacente e grigia viene dato ad un uomo (di cui l’autrice riesce a cogliere sentimenti e dinamiche in modo encomiabile); la fantasia invece ha il volto di una donna, anzi no…di una stella.

Perché scrivi e perché scegli i sentimenti ? “Per racchiudere le emozioni, in parte. E in parte per non dimenticare”.

In parte col cuore, in parte con la testa, quindi? “Scrivo anche perché ispirata da ricorrenze, anniversari. Inizio spesso con un biglietto, che poi diviene una lettera, che poi diviene diario, che poi diviene libro. Come in questo caso”.

In questo caso intendi Sadalsuud? (*Sadalsuud è la stella più brillante della costellazione dell'Acquario. Il nome deriva da un’espressione araba che significa «fortuna delle fortune».) “Sì, infatti, Sadalsuud nasce da una lettera ad un interlocutore con la pretesa comune a molte donne(*e uomini - ndr) di insegnare ad amare e a lasciarsi andare, mentre prosegue come analisi personale necessaria e irrinunciabile proprio dell’impossibilita’ di fare ciò”.

Per te, è possibile insegnare ad amare? “La mia esperienza mi dice di no, ma questa mia esperienza come scrittrice dice ‘forse’. Nel senso che non credevo nemmeno io ma ho ricevuto molti consensi, e non solo da un pubblico prevalentemente femminile. Addirittura mi hanno richiesto copie in Perù e in Spagna…”.

Se come persona dici di no e come scrittrice dici forse.. qual è dunque l’utilità della scrittura di romanzi rosa per te: un fatto meramente economico, che perfino porta a sdoppiare l’autore, oppure solo la speranza che qualcosa cambi? Una sorta di fede insomma… “No…non proprio (Nel suo sorriso traspare la luce del suo personaggio protagonista,un sorriso stellare quasi di un pianeta altro davvero, che nulla ha a che vedere con lo sguardo malinconico o di rassegnazione che spesso si coglie in autori moderni, anche giovani come lei , per lo più impregnati di vittimismo o di estrema, eccessiva: combattività). Non proprio, piuttosto un’analisi, appunto. Alla fine i personaggi, tutti, in qualche modo evolvono. La protagonista (una stella!!) non si pente minimamente di ciò di cui comunemente ci pentiamo tutti noi esseri umani durante la fine di una storia. Non vive di recriminazioni, rimpianti, pentimenti…Come a dire che l’amore, anche quando non va a buon fine, val la pena di essere vissuto ..per se stesso e per una serie di motivi. Non ultimo perché presto quella sofferenza personale si trasforma in una crescita.”.

Crescita oserei dire non più personale, ma collettiva, vista la spinta addirittura a scriverne una storia, di partecipare ad un concorso…e di vincerlo! “Infatti! Io consiglio a tutti coloro che hanno l’impulso irrefrenabile di scrivere e sfogare il proprio vissuto, di farlo. Sì, perché scrivere non è solo un lavoro ...e se lo è ,come la psicologia, è un lavoro dal quale non si può prescindere a livello individuale. È una sorta di magia, è catartico; lo consiglio veramente. Aiuta a …sublimare, e tornare a brillare!”.

Noi lo consigliamo anche a chi non ha l’impulso di scrivere, forse perché non abbiamo solo il compito di brillare ciascuno per se stesso e nella propria vita personale, ma anche quello, collettivo, universale, di risplendere, brillando al meglio, oltre il proprio egoismo e il proprio individualismo, come Sadalsuud ci ha voluto dire!

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